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Marcela Magdalena Bracalenti,
nata a Buenos Aires, Argentina, vive e lavora a Pisa.
Architetto di formazione, alla fine degli anni ’90 dà inizio ad una nuova esplorazione nel mondo dell’arte riaccostandosi alla pittura, percorso che affianca in un primo momento alla sua attività di architetto, ma che occuperà uno spazio sempre più rilevante nella sua vita. Dal 2001 ha esposto i suoi dipinti e oggetti d’arte in numerose mostre personali e collettive, in Italia e all'estero; le sue opere fanno parte di collezioni private in Italia, Francia, Spagna, Germania, Svizzera, Argentina, e negli USA.
Hanno scritto sulla sua arte: Ilario Luperini, Maurizio Vanni, Roberta Fiorini, Roberto Russo, Chiara Savettieri, Rossana Bernardini.
La sua è un’arte che nasce dal riscoprire la bellezze occulta nel materiale di scarto della vita quotidiana, negli oggetti trovati per strada o resi inutili dall’usura del tempo. La ricerca estetica priva questi oggetti delle loro connotazioni originarie e li trasforma in materia plasmabile.
www.marcelabracalenti.com
Fb. Marcela Magdalena Bracalenti Art
marcelabracalenti@gmail.com
+39 348 0567 860
Un linguaggio artistico profondo, risolto con maestria e forte carica emozionale grazie alla ricchezza dei riferimenti culturali, alla perizia tecnica e alla indubbia serietà professionale. Le sue opere traggono origine dal fantastico assemblaggio di oggetti della quotidianità, in sintonia con le ricerche artistiche degli ani sessanta e settanta del Novecento. Ma nel suo lavoro subentra una notevole dose di originalità: gli oggetti o i materiali trovati, usati, consulti, gettati via, una volta trasferiti sul supporto pittorico e rielaborati divengono un prolungamento delle proprie passioni, dei propri sensi, entrano a far parte di un racconto, di una vita, di un vissuto. Il répechage di frammenti di realtà, poi elaborati con elevata e raffinata sensibilità plastica e assemblati con stimolanti associazioni mentali ed emotive è teso a dimostrare, tra l’altro, la vitalità, la carica semantica, la quantità di umanità accumulata nello scarto, nel rifiuto, nel residuo della società opulenta.
Ilario Luperini
Pontedera, 2014
Marcela non si limita a lavorare i materiali e a farli interagire sul supporto, ma li fa "agire": il supporto diventa quindi come un teatro nel quale avviene una rappresentazione drammatica. Ma, aristotelicamente, se c’è teatro c’è anche catarsi, perché lo scontro di forze è trasceso da una bellezza superiore e luminosa. È come se Marcela si impegnasse a far sgorgare l’energia e la luce insite nella materia.
Chiara Savettieri
Pisa, 2017
La trasmutazione dei metalli in oro si inserisce nell’ottica evoluzionistica tipica dei filosofi neo-
Maurizio Vanni
Lucca, 2020
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