Vittoria Colonna e Michelangelo - Medusa

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Vittoria Colonna e Michelangelo

Letteratura Poesia
 

VITTORIA COLONNA E  MICHELANGELO BUONARROTI

di Raffaella Saponaro Monti-Bragadin

Vittoria Colonna è stata una delle figure femminili più amate e stimate del Rinascimento italiano oltre a essere una delle rare poetesse che si cimentassero nel campo letterario. Nacque a Marino, figlia di Fabrizio Colonna, appartenente a un’aristocratica Famiglia romana, e da Agnese di Montefeltro, a sua volta figlia di Federico, Duca di Urbino. Vittoria ricevette un’educazione aperta agli studi umanistici, alle lettere e alle arti, distinguendosi per una cultura più approfondita e raffinata rispetto a quanto la tendenza del tempo richiedesse. Le fu riconosciuta, fin da piccola, una straordinaria sensibilità. Vide la luce nel 1490, forse nel 1492: la data non è ben certa.
La sua biografia  la lega a due personaggi di fama e di grande valore, entrambi passati alla Storia; Ferdinando Francesco d’Avalos, marchese di Pescara, appartenente a una famiglia venuta dalla Spagna con Alfonso I°, e Michelangelo Buonarroti (Caprese, odierna Caprese Michelangelo 1475 – Roma 1564), il tormentato genio che ha lasciato un’impronta indelebile a partire dalla Storia dell’Arte del Cinquecento fino ai nostri giorni.
Il matrimonio "combinato" si trasformò in una vera storia d’amore fra Vittoria e Ferdinando; le nozze furono celebrate nel castello Aragonese d’Ischia nel 1509, immerso in un paesaggio unico per i colori e la vegetazione rigogliosa. Il Cinquecento fu un secolo di battaglie ma fu anche un periodo tendente al bello, in cui lo sfarzo e la ricercatezza in ogni particolare avevano la priorità non solo in tali occasioni. Una folla d’invitati riccamente abbigliati brulicava  nella Chiesa splendidamente adorna, nelle sale in cui spiccavano marmi pregiati e dipinti indimenticabili; gioielli d’inestimabile valore rifulgevano sugli abiti serici delle dame. L’abbigliamento di Vittoria era di una raffinatezza stupefacente sia per la preziosità dei tessuti sia per la manifattura. Il Marchese pare che le abbia donato addirittura dodici bracciali tempestati di pietre preziose, ma neppure il padre si tirò indietro per la diletta figlia. I suoi doni consistettero in una bardatura d’oro per la mula e in un letto "alla francese" in raso rosso, "foderato di taffetà azzurro, con quattro cuscini di raso e frange d’oro".
La coppia, per il tempo in cui fu insieme, predilesse il castello d’Ischia. Il Rinascimento fu un periodo nel quale arte e cultura ebbero un significato così alto che oggi non ci potremmo immaginare se non ammirandone le opere; fu testimone di conflitti e battaglie di non poco conto. L’amato coniuge, Ferdinando, infatti partecipò alla guerra tra Francia e Spagna. Era il 1511.
Ufficiale dell’esercito di Carlo V°, combatté eroicamente, riportando gravi ferite durante la battaglia di Pavia nel 1525. Ella, intrepida oltre che preoccupata, si mise in viaggio per raggiungere il marito, con l’intenzione di assisterlo. Il suo dolore nell’essere informata della morte di Ferdinando prima di vederlo e fare qualcosa per lui, non ebbe pari.
Una volta fatto ritorno in "patria", si rifugiò nel Convento delle Clarisse presso alla Chiesa di San Silvestro a Roma. Fermamente intenzionata a intraprendere un percorso di vita monastico, gradevole e colta com’era,  fu dissuasa fermamente dal fratello Ascanio: infatti egli le dichiarò apertamente che la sua presenza sarebbe stata essenziale nella conduzione e nella gestione dei beni nonché del percorso politico della Famiglia Colonna. Papa Clemente VII  (ovvero Giulio de’ Medici, figlio naturale di Giuliano de’ Medici e di una certa Fioretta, nato a Firenze il 26 maggio 1478 e morto a Roma nel 1534) le rammentò che ci si poteva dedicare alla preghiera e alla vita religiosa anche fuori da un chiostro.
Dopo aver lasciato Ischia e il suo castello, luoghi ai lei cari ma troppo colmi di ricordi,  a Viterbo la Marchesa di Pescara entrò nel Circolo degli Spirituali, costituito dal Cardinale Reginald Pole, il quale avrebbe approvato una Riforma della Chiesa; oltre a numerosi altri personaggi legati alla Curia, ne faceva parte Michelangelo Buonarroti. Maturò così un’amicizia fra Vittoria e Michelangelo, che divenne sempre più profonda in quegli anni e con il tempo, come si evince dagli epistolari, di cui furono autori e protagonisti. Entrambi composero versi molto significativi. Il loro reciproco sentimento indusse Michelangelo a una maggiore serenità, considerando l’irrequietezza interiore che ne aveva contraddistinto gli anni precedenti della  vita: per questo e altri motivi il legame divenne sempre più forte, benché contraddistinto da un’intensa interiorità, come si evince dalle "Rime spirituali" della nobildonna. Le due anime tormentate dalle vicende dell’esistenza trovarono conforto in un dialogo sentimentale - platonico che li unì, confortandoli.
Per sottolineare l’importanza di tale sodalizio, si può far riferimento a ben tre disegni preparatori dedicati dal Buonarroti a Vittoria Colonna: una "Pietà", su richiesta di lei, una straordinaria "Crocifissione raffigurante il Cristo ancora vivo", una "Samaritana al pozzo".
Il disegno preparatorio della "Pietà" oggi si trova a Boston; la "Crocifissione per Vittoria Colonna" ha trovato spazio al British Museum di Londra, le cui copie si possono reperire in Casa Buonarroti a Firenze oltre alle Gallerie Pamphili e Borghese a Roma. Vittoria Colonna morì il 27 febbraio 1547. Michelangelo Buonarroti il 18 febbraio 1564.


 
 
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