Oltre l'orizzonte - Medusa

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Oltre l'orizzonte

Letteratura Poesia

Oltre l’orizzonte

Nota critica di Daniela Azzola Farinotti

Anch’io inizio con citare una poesia veramente calzante:
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,ove trovino pace. Io son come loro in perpetuo volo. La vita la sfioro com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo. E come forse anch’essi amo la quiete, la gran quiete marina,ma il mio destino è vivere balenando in burrasca.
Vincenzo Cardarelli
Questo traspare nel romanzo di Franco Pulzone che pure,dopo la lettura completa del romanzo, trova pace e serenità dando una svolta decisa e poi inaspettata alla vita del suo protagonista Paolo. Ci siamo tutti noi lettori in queste pagine, quando pensi sia tutto finito, si apre una nuova porta, una nuova possibilità che ti fa capire che nulla è dato per scontato. Scritto con grande chiarezza e lucidità: il mare e le stelle e il bisogno di libertà e di trovare se’ stessi sono i veri protagonisti di questo romanzo.


Nota critica di Manrico Testi
Il romanzo, in apparenza leggero, accompagna, se non addirittura precorre, certe condivise richieste, soprattutto giovanili, di solidale fraternità universale e di fervido rispetto umano ed ecologico. Il tutto sullo stagionato, ricorrente ritorno ad un Eden perduto e su un mito Roussoniano del "Buon selvaggio", sostanziato però di più maturi e consapevoli riscontri e convinzioni politiche ed economico-sociali.
Il linguaggio, pur con qualche residuo aulico-libresco, che connota da sempre l'espressione Pulzoniana, continua la sua meritevole espurgazione e, grazie anche alla preponderante forma dialogica, risulta più immediato e verosimile del solito. Il soggetto, a ben pensare, potrebbe costituire un buon soggetto cinematografico.


 
 

PREFAZIONE PER OLTRE L’ORIZZONTE
di Raffaella Saponaro Monti-Bragadin

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era  rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
(E. Montale, Spesso il male di vivere ho incontrato… in Ossi di seppia da Movimenti, 1920 – 1927).

"È meraviglioso trovarsi sulla battigia di quest’amabile isoletta. Me ne sto confuso, avvolto nel gradevole bagliore solare i cui raggi, tuffandosi in un mare dal sapore di sale, sguazzano e s’aggrovigliano per poi, così rapidamente scomposti e frazionati, schizzare via fino a raggiungere le fronde delle palme tinte di vermiglio".
Con questa descrizione di un paesaggio da fiaba di un atollo, i cui tratti sono resi dallo scrittore Franco Pulzone, dimostrando la sensibilità poetica che lo contraddistingue, inizia il suo nuovo romanzo: "Oltre l’orizzonte".
Si tratta di un atollo acquisito dal protagonista con un accordo stipulato con l’Ambasciata del Belize.
Il titolo consente al lettore di presagire che nella vita dell’essere umano, nonostante le vicende che si alternano fra gioia e lacrime, là, in fondo, oltre la linea di demarcazione fra Cielo e Terra, vi può essere uno spiraglio di luce, che aiuta a ricominciare: è la speranza in un futuro migliore. Così accade ai protagonisti delle vicende che costituiscono la trama, per altro complessa oltre che assai significativa, di quest’opera.
L’isoletta esotica che fa da cornice a Paolo, il primo protagonista, che potrei definire "assoluto"  nel libro, appartiene al piccolo Stato del Belize, come si è detto, il quale ha capitale Belmopan e  confina a Nord con lo Yucatan, a Est  con il Guatemala, affacciandosi sul Golfo di Honduras, mentre al suo Sud si trovano Honduras vicino a San Salvador: anche questo tratto guarda il Mar delle Antille. Il tutto è abbracciato, invece, dall’Oceano Atlantico. Le piccole isole di fronte al Belize sono circondate da un’acqua invidiabile, da sabbia come seta mentre le palme completano l’insieme. Ovviamente la quotidianità è a contatto della natura e vi si conduce un’esistenza in cui l’inquinamento rimane solo una parola. Paolo ha fortemente desiderato trovarsi  immerso in  un contesto incontaminato, non turbato da agenti eterogenei e nocivi, infatti critica un ecosistema ormai deteriorato da interessi materiali, dallo sfruttamento degli uomini, dal potere che genera l’esigenza del successo nonché egoismi e frustrazioni in altri. Dibattiti sulla situazione del Pianeta affollano i mass media dalle notizie quotidiane vuoi sui giornali vuoi sui mezzi telematici: la situazione degenerata dell’ambiente marino, il problema della plastica, la devastazione degli alberi nella Foresta Amazzonica, l’estinzione di alcune specie animali, della fauna ittica, il saccheggio delle spore di corallo fino alla sparizione e via dicendo.  Certo abbandonare una località amabile nonché ricca di cultura come Viareggio (tanto amorevolmente rievocata in più libri da Franco Pulzone) non potrebbe che non essere un’impresa facile per Paolo se non avesse una compagna, Gianna, futura moglie, a sostenerlo, amando anch’Ella un’esistenza immersa nel verde, fra Cielo e mare senza assistere ogni giorno a uno scempio comportamentale dovuto all’arrivismo più brutale oltre a un eccesso di tecnologia, che priva in parte una persona della comunicazione umana: fenomeno che un tempo si chiamava "alienazione  dell’uomo moderno". L’Autore ha dedicato spazio anche in altri propri lavori, tutti di successo, a questo tema: per esempio "La cruna delle stringhe", "Il caso", "Ombre", "I quattro Cantoni", facendo rivivere le varie problematiche attraverso i racconti della loro esistenza.
Il libro si sviluppa in una vivacissima, serrata forma dialogica e, attraverso le parole dei personaggi, è sempre presente il problema: su tale argomento, preoccupante per la società di ogni nazione civilizzata, in "Oltre l’orizzonte" si innestano decisioni ma anche, purtroppo, dispiaceri se non grandi dolori personali. Quando si perde traumaticamente e all’improvviso chi ci sta vicino è infatti un trauma che si comprende ma che toglie il respiro oltre la voglia di vivere: o lasciarsi andare o … purtroppo il suicidio.
L’unica terapia che possa far desistere da questa sciagura è la presenza confortevole di una persona che ci ama. Oppure di una famiglia sincera. Nel caso di Paolo, nel momento cruciale entra in scena … una gattina dolce, bisognosa di tenerezze. I due salpano verso l’atollo come due buoni compagni, come suol dirsi, sempre insieme appassionatamente.
La psicologia dei personaggi e degli animali è molto ben studiata nell’opera dell’Autore, il quale ha anche il merito di essere un ottimo osservatore, captando gli svariati lati del carattere di persone e … animali. Anche i quattrozampe di oggi hanno il loro temperamento e, in famiglia, lo fanno capire senza mezzi termini. Così accade anche per Salvatrice, altro elemento centrale della narrazione:  questo il nome della micina, "Salvatrice" (lo è di nome e di fatto) adottata da Paolo.  
Franco Pulzone  rappresenta tutte le donne del romanzo come dotate di caratteri forti e assai razionali: sanno ciò che vogliono e ciò che rifiutano, non si affidano solamente al marito o al compagno di vita per farsi guidare, fanno le loro scelte … sebbene, in una Famiglia concreta il sostegno reciproco nelle difficoltà costituisca il comportamento più corretto e simbolo di vicendevole  amore, cercando di smussare le prepotenze. Paolo tiene molto alla Famiglia: trovatane una, che lo avrebbe sostenuto nei momenti più critici, non se ne sarebbe staccato mai più. Questo pensiero accomuna i suoi protagonisti all’Autore: in ogni suo libro sentiamo in modo palpabile il rispetto che egli nutre per il nucleo familiare compatto.
Certamente il Belize, le piccole isole, gli atolli offrono un incontro che spesso si trasforma in scontro rispetto alla civiltà dell’Europa o del mondo civilizzato in genere. Se l’amore appassionato di coppia e l’affetto familiare sono fondamentali, il modo di vivere degli abitanti, la maniera d’intendersi e le abitudini generano spesso dei contrasti, risentendo di un passato caratterizzato da una religione, usi e costumi, modo di manifestarsi che non sono gli stessi, come ad esempio le abitazioni più semplici e rustiche. Le tradizioni antiche si tramandano di generazione in generazione, essendo mantenute con una senso di sacralità. Si parla, ovviamente, dell’atollo in cui Paolo approda con uno yacht, "La rondine di mare" e dei suoi scontri - incontri nel villaggio vicino.  
Il Protagonista forse cercava proprio questo, ma si era dimenticato che la forza della natura, quando si scatena, non c’è nulla con cui si possa ridimensionare. La pesca è fondamentale in tali luoghi anzi, una grande risorsa.  Rifacendomi ai versi del Grande Montale, potrei dire:
O vero c’era il falòtico
mutarsi della mia vita,
    lo schiudersi  di un’ ignita
                                                zolla che mai vedrò.
                          
( E. Montale, Ciò che di me sapeste… in Ossi di seppia, 1920, 1927).
Sara e la sua famiglia, nella loro semplicità, sono solidali con Paolo, un modo oramai andato perduto in Europa dal dopoguerra in poi, tuttavia mantenuto dalla gente più umile, con un vissuto lontano dalle abitudini dei grossi Centri.
Il mare compare sempre; il mare è salvifico tranne quando si scatena con tutta la sua rabbia che allora vale l’adagio … "si salvi chi può!".
Non racconto la conclusione né alcuni particolari del libro, che Franco Pulzone, con la sua abilità e con umanità affettiva, ha esposto in maniera molto originale, comprensiva di gioie e dolori, maturati in un ambiente dove  tragedie e colpi di luce si alternano, si spengono e si accendono fino a che "Oltre l’ orizzonte" … risorge spesso la vita che sembrava ormai persa perché inutile.
Tu sole nascosto,
irradi calore
di quella stessa
intensità
che fluttuante
riscalda
l’universo
sfumato.
(F. Pulzone, Nascondino in Gocce d’ambra, 2017).

 


 
 
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