East of Eden - Medusa

Vai ai contenuti

Menu principale:

East of Eden

Musica

East of eden :  “Mercator projected”
Nota critica di Fabio Landi

Una volta completamente “immerso” nel rock psichedelico della fine degli anni ’60, incarnato da band memorabili e da autori che sarebbero divenuti autentiche star , mi sentivo pronto ad esplorare le possibili sperimentazioni di band e generi più di nicchia, che non avrebbero mai raggiunto una vera e propria notorietà, condannati a restare nello stretto perimetro di pochi, entusiasti fan. Se nominavi gli “East of Eden”, in quegli anni, non trovavi molte persone che li avessero mai ascoltai, ma quei pochi erano coscienti di essere in una cerchia di privilegio, perché gli East of Eden dei primi due dischi : “Mercator projected” e “Snafu”, erano veramente avanti! Chi aveva mai ascoltato, prima, quella miscela di influenze classiche, orientaleggianti, blues e addirittura free jazz  uscite dal cappello di Ron Caine e soprattutto di Dave Arbus, violino,  flauto e motore creativo del gruppo?  Una curiosità: incontreremo di nuovo il suo violino nell’assolo di Baba O’ Riley degli Who, nel 1971.
Se leggete qualcosa  sugli East of Eden , troverete avventati paragoni con i King Crimson, i Van Der Graaf Generator, o i Jethro Tull ma io dissento del tutto: ascoltare per credere. Erano gli East of Eden ed avevano una identità tanto forte quanto purtroppo effimera e confinata  solo nei due primi ellepì. I seguiti del gruppo sono da dimenticare. Mercator Projected, della mitica Deram, uscì nel 1969, mio fratello lo ebbe in prestito da un amico ed ebbe il merito di portarlo a casa, ma fu solo cinque o sei anni dopo che raggiunsi la maturità di gusto musicale indispensabile per apprezzarlo.
Lo comperai o lo feci circolare al liceo, dove però feci un solo adepto: il mio compagno di banco Riccardo del Fra, ora insigne contrabbassista jazz, nonché direttore del Dipartimento jazz del Conservatorio di Parigi. Un giorno, al mio caro amico che ha fatto con pieno merito tanta strada, chiederò se ricorda ancora quanto fu importante quel disco – insieme a “Things we like” del compianto Jack Bruce - per traghettare verso il jazz i nostri gusti musicali ancora sostanzialmente  progressive rock . Un consiglio: ascoltate  “Mercator projected” con un buon impianto stereo (proibiti impianti home theater, please...), sdraiati su un divano e ad occhi chiusi e lasciate andare la mente dietro la potenza evocativa delle note. Se al fianco avete anche degli amici di ascolto, va bene lo stesso, purché commentino solo al termine dell’esperienza musicale, senza interrompere.
Northern Hemisphere apre il disco è già rivela il tocco di originalità della band nel cimentarsi con un blues attraversato da suggestive fughe nella musica orientale. Ma è nel successivo Isadora che scocca definitivamente la scintilla tra l’ascoltatore ed il disco: la magia del pezzo è nell’attimo in cui, come il volo in cielo di due rondini, il flauto ed il sax soprano si incontrano, si intrecciano, si perdono e si incontrano di nuovo. Waterways è una ballata malinconica, intercalata da un incalzante intermezzo di musica indiana, quella alla quale il genio dei Beatles aveva aperto la strada, come di consueto, anni prima che gli altri musicisti si accorgessero che esistesse. Nell’ultima parte, il brano si apre ad una sperimentazione pura di free jazz, rivelando la sua “terza anima” in pochi minuti di musica. Incredibile! Baters vive di una atmosfera lirica, quasi magica, scandita dall’ispirata voce del chitarrista, Geoff Nicholson e dalla chiusa sognante del violino di Arbus. Communion è invece ispirata ai quartetti per archi di Bartòk e sostenuta dal drumming possente di Dave Dufont. L’influenza dello stile compositivo di Franz Zappa è invece percepibile in Moth ed anche questa citazione rivela il livello di cultura musicale del gruppo: per l’ascolto del finale raccomando orecchie esperte, altrimenti qualcuno potrebbero storcere il nasino!  Ma anche in questo caso si tratta di un brano  musicale “a matrioska” , che contiene al suo interno tre pezzi musicali diversi. Il rimando esplicito è a “Peaches in Regalia” di  Frank Zappa, mentre l’idea di un brano musicale cangiante, scandito in cifre stilistiche differenti tra loro, era stata di John Lennon nel brano Happiness is a worm gun del White Album dei Fab Four (sempre loro! Se pensaste che io fissato, avreste pienamente ragione!).
Mercator projected è un disco originale, denso di ispirazione e sorprendentemente attuale;  se fossi riuscito ad interessarvi, sarà il caso che ascoltiate anche il successivo “Snafu”: c’è anche chi lo preferisce al primo, addirittura, lo trova più maturo. Tra i due, io preferisco restare nell’incertezza.

 

Fabio Landi è nato e vive a Roma , è sposato e ha due figli. Sociologo di professione, dirigente pubblico e professionista, si è occupato a lungo soprattutto di contrasto all'esclusione sociale, fasce deboli e politiche comunitarie di coesione. Il suo cuore batte da sempre anche per la musica, il cinema e la letteratura. Lo scorso luglio 2020, preso il coraggio a due mani, ha pubblicato la sua prima raccolta di racconti : "L'odore delle emozioni." .


 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu